Cenni biografici

CONCETTO POZZATI nasce nel 1935 a  Padova. Nel 1949 si trasferisce a Bologna, dove compie gli studi artistici e da dove inizia, fin dal 1955, una lunga e intensa carriera di mostre, happening, pubblicazioni, docenze, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti. Tiene personali a Bologna, Milano, Roma, Genova, Napoli, Firenze, Brescia, Padova, Venezia, Bari, Pesaro, Trieste, udine, Ascoli, Modena, Mantova, Messina, Torino, Livorno, Fano, Dusseldorf, Belgrado, Zagabria, Graz, Lubiana, New York, Friburgo, Johannesburg, Brema, Parigi, Basilea, Bruxelles, Amsterdam, Tokio, Francoforte, ulm, Bonn, Copenaghen, San Paolo del Brasile, Rio de Janeiro, Brasilia, Valencia. Tra le mostre antologiche più significative a lui dedicate si segnalano: Pozzati 1958-1968 presso il Palazzo della Pilotta di Parma (1968); Palazzo Grassi, Venezia (1974); Palazzo delle Esposizioni, Roma (1976); Palazzo Forti, Verona (1986); San Paolo del Brasile (1987); Istituto Italiano di Cultura, Parigi (1989); GAM, Bologna e Museo Civico di Modena (1991); Galrija Tivoli, Lubiana (1992); Palazzo Massari, Ferrara (1997); Realizza infine numerose cartelle personali di grafica, libri d’autore con grafiche originali e altre cartelle insieme a vari autori. Partecipa alle Biennali di Venezia del ‘64, ‘72, ‘82, 2007, 2009. Vive e lavora a Bologna.

Una lunghissima carriera quella di Pozzati: dagli inizi, con la produzione informale della seconda metà degli anni ’50, passa poi a indiscusso protagonista della Pop Art italiana (anni ’60) sperimentando i più svariati materiali (dalla plastica al neon, dal cuoio allo specchio, da sagome in legno e metallo a reperti naturali, ecc…) e investigando via via linguaggi e storie della pittura con ironia, dissacrazione e profonda criticità, in una poetica fatta di continue contaminazioni e incroci culturali, citazioni e figurazioni che col tempo divengono sempre più personali e riconoscibili. Temi a lui cari sono la memoria, la libertà, la natura e la riflessione sia sull’antico sia sul contemporaneo; temi che creano una vastità iconografica incredibile, quasi un archivio dove trovare tutte le tematiche, i modi espressivi, i meccanismi percettivi e i sentimenti degli uomini. Proprio questa vastità fa emergere un’altra caratteristica dell’artista: “l’organizzazione” della sua produzione in “temi” e “cicli” che vanno e tornano in epoche diverse, perché vengono continuamente scoperti. Ecco quindi A che punto siamo con i fioriLa pelle dei burattiniTortureBiblioteca dei segni – Travestimenti. Citando lo stesso maestro: “Memoria, ri-memoria, storia, ri-storia. Sono i quadri che ti guardano e che hanno gli occhi, oltre una loro oralità, anche dietro la nuca. Sono loro che si confrontano, si scelgono o si isolano individuando però il perché di quell’occhio sempre spalancato”.

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